Costolette d'agnello fritte
Tempo di preparazione: 25 min.
Difficoltà: medio/alta
Segreto: salvezza dell’anima
Secondo
cerchio a destra, prima delle bolge e dei gironi e subito dopo il Limbo potete
trovare “l’area golosi” dell’urbanistica secondo l’ing. Dante Alighieri. Oppure,
semplicemente, passate da Vienna, precisamente dalle parti del sesto distretto
ed infilatevi dentro al Naschmarkt: gironzolando tra quelle bancarelle, in
preda ad un irrefrenabile priapismo alimentare, state certi che prima o poi la
strada per l’inferno e la dannazione al girone dei golosi la troverete.
Tanto
per accelerare il processo poi, soffermatevi su uno dei banconi della carne e
acquistate un bel carico di quelle costolette di agnello (chi diceva che il
consumo di carne caprina è impuro?) già separate e disossate e che insomma
altro non chiedono che di essere panate e fritte. Dico agnello e non abbacchio –
come già raccontato – cioè l’animale adulto completamente sviluppato in tutto
il suo afrore tipicamente da pecorone: ed è proprio questo afrore, questo aroma penetrante che lo rende difficile per i palati
delicatucci ma lo fa amare dai candidati al comparto incontinenti
alimentari del buon ing. Alighieri.
Procedete così: un piatto fondo per le uova
sbattute (diciamo una ogni 4 costolette). Uno per il pangrattato (potete
comprarlo già fatto oppure riciclare il pane secco frullandolo col mixer).
Salate entrambi. Passate le costolette nell’uovo, poi nel pangrattato. Più
pangrattato mettete nel piatto e più grande sarà questo piatto, più agevole risulterà
l’operazione di panatura.
Per la frittura: olio abbondante- tale da
ricoprire interamente la costoletta – e caldo, molto caldo ma senza arrivare al
famigerato punto di fumo. Sulla qualità: la frittura con olio d’oliva in purezza
non mi trova d’accordo per tutta una serie di motivi, primo fra tutti che alla
fine è la frittura più aggressiva, quella cioè a più alta temperatura. Il punto
di fumo dell’olio d’oliva è infatti vicino ai 250 gradi (Caelsius):a
temperature leggermente inferiori, anche se friggessimo- previa panatura- un paio di Adidas dello scorso anno dopo
averle usate tutto il giorno gironzolando per la metro B tra Stazione Termini e
Battistini, il risultato sarebbe ugualmente gradevole. I puristi della frittura
in olio d’oliva assoluto invece sostengono che la presenza di abbondante
Vitamina E – sostanzialmente un antiossidante- protegge nei confronti di
eventuali alterazioni nocive causate dall’aggressività della temperatura. Dopo
averci molto riflettuto, salomonicamente
propongo quindi un mix tra un buon olio di semi e olio d’oliva extra nel
rapporto 2:1. Attendete pazientemente il raggiungimento della corretta
temperatura (esistono molti metodi per individuarla, dallo stecchino allo spaghetto,
dal pezzetto di pane al termometro digitale) e poi calate le vostre costolette.
Se fate tutto per bene, la crosta sarà pronta e l’interno rimarrà leggermente
rosato e non completamente well done:
è infatti questo, in ultima analisi, il nuovo grande segreto delle costolette
d’agnello. Gustarle al sangue!
Consiglio del Sommelier: Costolette d’agnello fritte è
un piatto sapido, croccante e dai sentori penetranti e persistenti. Io
personalmente ci ho bevuto un Heideboden rosè, totalmente inadeguato, vero, ma non è che
possiamo sempre cercare l’abbinamento perfetto, a volte bisogna anche sapersi
contenere. E’ infatti l’abuso dei nostri sensi (olfatto, gusto etc.) che ci
rendi incontinenti ed è da qui inizia la nostra discesa agli inferi: quindi,
bevete rosee, e salverete la vostra anima!
Enjoy it!
devono essere proprio belle saporite :)
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